MARSALA.
Posto al centro della fascia, comunemente indicata come cintura del sole, che si estende dal Portogallo alla Grecia, questo lembo di terra gode di un clima caldo e arido, solcato da venti africani e temperato dal mare, e perciò ideale per la coltivazione della vite. Fin da quando qui si insediarono i primi abitanti, la vite davanti casa e il bicchiere di vino sulla tavola hanno accompagnato la loro vita quotidiana.
Ma la nascita del Marsala, così come lo conosciamo oggi, è il frutto di una particolare catena di eventi, dell'intuito di brillanti uomini d'affari e delle grandi potenzialità di un tesoro rimasto nascosto per secoli.
In principio, fu tutto merito degli inglesi.L'incontro fra Marsala e l'Inghilterra fu del tutto casuale ma si dimostrò duraturo e intenso, tanto che, ancora oggi, le cantine di Buckingham Palace continuano a rifornirsi di vino Marsala.
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John Woodhouse era un mercante di Liverpool impegnato nel commercio delle ceneri di soda che, nel 1773, navigava lungo le coste siciliane diretto a Mazara del Vallo.Egli però non la raggiunse mai perchè una tempesta lo fermò poco prima, costringendolo ad una sosta imprevista nel porto di Marsala.
In una delle numerose osterie della città, gli fu offerto il miglior vino qui prodotto, quello che i contadini riservavano alle grandi occasioni: il perpetuum.Woodhouse ne rimase affascinato e intuì che era perfetto per essere sorseggiato nei raffinati salotti inglesi, durante le lunghe chiacchierate pomeridiane.
Aggiunse al perpetuum un po' di acquavite da vino, per evitare che si alterasse durante il viaggio, e ne spedì 50 pipe a Liverpool con l'intenzione di testarne l'effetto.
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Il vino, simile al Porto e al Madera, piacque molto agli inglesi e fece la fortuna dei Woodhause che cominciarono a investire sulla zona acquistando il vino dai contadini in miseria, costruendo propri stabilimenti e impiegando ingenti capitali per la costruzione del porto.
Nacque così il Marsala, quello che l'ammiraglio Nelson definiva degno della mensa di qualsiasi gentiluomo e con il quale riforniva la sua flotta.
Ovviamente il successo ottenuto dai Woodhause portò nell'antica Lylibeo molti altri imprenditori inglesi: Corlett, Wood, Payne, Hoppes.
Fra tutti, merita di essere ricordata l'attività di Benjamin Ingham che, a partire dal 1812 , insieme al nipote Joseph Whitaker, si prodigò per l'ammodernamento delle tecniche di produzione e per l'ampliamento delle esportazioni anche fuori dall'Europa.
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Il Marsala si spinse così in Brasile, nell'America del nord e ancora oltre, fino all' Estremo Oriente e all' Australia.Quella che fino ad allora era stata una modesta zona agricola si tramutò, in breve tempo, in un attivo centro industriale. Nel 1832, fra lo stabilimento dei Woodhause e quello degli Ingham si inserì il primo imprenditore italiano: Vincenzo Florio.
I Florio, ricca famiglia di industriali e armatori, non solo portarono il Marsala in ogni parte del mondo a bordo delle 99 navi della Compagnia Florio ma regalarono alla città un volto nuovo e un'impronta da borghesia illuminata.
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